Miniere

Nelle cronache del ’400 non si fa riferimento alle zone di estrazione, così come le  notizie relative alle attività estrattive della fine ’700- inizio ’800 sono relativamente vaghe. L’unico riferimento abbastanza preciso viene dal Lavizzari, che cita due gallerie sotto il sentiero che collega l’alpe Valletta con l’alpe di Pisciarotto. Alcune bocche d’estrazione sono conosciute grazie alla conoscenza popolare del territorio, ma la gran parte dei siti estrattivi è stata scoperta grazie alle indagini effettuate fra il 1995 e il 2016. Le zone di estrazione della Valle Morobbia si concentrano in 3 aree principali: l’area a monte del Maglio, l’area in sponda destra alla confluenza con la Valletta e la Valletta medesima.

Via del Ferro - Miniere della Valletta 2Sopra il Maglio e fino a Pisciarotto, sono presenti un po’ ovunque tracce di imbocchi, resti di coltivazioni a cielo aperto, muri, discariche, carbonaie (Morin, 1999). La coltivazione più importante, situata a 1’100 ms.l.m. consiste in una grande trincea parallela al pendio, larga alcune decine di metri, lunga oltre 200 m e con un volume di scavo di ca. 15’000 m3. Questa coltivazione, mai citata nei documenti d’archivio, è forse collegata alla fase estrattiva dell’impresa Bruni. A supporto di questa ipotesi, vi sono le tracce del canale scavato fra queste zone di coltivazione e il Maglio medesimo, che sarebbe servito al trasporto del materiale estratto. Nella zona dell’alpe di Pisciarotto, molti dei siti estrattivi finora si trovano fra quota 1350 e 1480 m s.m., ma quest’area è poco conosciuta a causa della morfologia  impervia e del difficile accesso.

La località mineraria situata in sponda sinistra all’imbocco della Valletta comprende un gran numero di siti estrattivi, soprattutto sotterranei, inizialmente sfruttati nel 15° e 18° secolo ma ripresi nelle fasi finali degli interventi in Valle Morobbia (19° secolo), come attestano i fori da mina rinvenuti in corrispondenza di alcuni filoni. In quest’area si sono concentrati gli sforzi per la riapertura di alcuni siti estrattivi, in  funzione della visita didattica e della Via del Ferro. La zona è percorsa da parecchi sentieri, in parte mascherati dai resti della vegetazione dopo il taglio ceduo del 2005, ma alcuni tracciati sono ancora ben riconoscibili e sono in fase di valorizzazione. Quest’area, accessibile dal sentiero che conduce a Pisciarotto, comprende i resti di una fucina, un grande scavo a cielo aperto (quota 1200 m s.m.), varie discariche, carbonaie e imbocchi di miniere.

Le mineralizzazioni nei micasciti in sponda destra della Valletta a quota 1450 m s.m., sono costituite da masserelle o lenti di pirrotina con arsenopirite, pirite e rara calcopirite. Si riconoscono i resti di un ampio scavo a cielo aperto con un resto di pilastro esteso verticalmente per alcune decine di metri, soprastante a due vasti coni detritici che raggiungono il fondo valle. L’importanza storica di questo sito estrattivo è poco nota, ma il volume delle discariche (>50’000 m3), suggerisce uno sfruttamento prolungato nel tempo. Alla base del più vasto conoide si trovano le rovine di un edificio e numerose depressioni nel terreno, che potrebbero rappresentare i resti dei forni (forse forni di arrostimento) citati da Lavizzari (1863).